Basta con le scritte sui muri della città. È in fase di lavorazione al Campidoglio una nuova ordinanza del sindaco Alemanno che impedirebbe ai graffitari, i cosiddetti writers, di continuare ad imbrattare i muri con colori e scritte incomprensibili. È di nuovo polemica: i graffiti sono vandalismo o forma d’arte? Le idee si dividono, e mentre il sindaco studia delle pene appropriate, i writers contrattaccano: “I ragazzi che creano murales esprimono il loro essere attraverso le bombolette. Per tutelare quest’arte c’è bisogno di una proposta opportuna e non punitiva”. Queste le parole di Mister Thoms, leader dei writers romani. Ma il sindaco non molla: “Li manderò a pulire i muri”. Esistono già norme severe per chi imbratta i monumenti storici, si tratta del decreto Prestigiacomo che prevede la reclusione da 1 a 6 mesi, ed una multa fino a mille euro.
Ma la nuova ordinanza, nata insieme a quelle antibivacco e antilavavetri, pone un’alternativa, e sta introducendo un meccanismo punitivo più efficace: se sporchi una parete, sei condannato a pulire una superficie tre volte più grande. Sono norme che inquadrano il graffitismo come un atto di inciviltà, spiegano gli artisti sotto accusa, “cosa c’entriamo noi con le ordinanze antiborseggio, antibivacco o antilavavetri?”. Ma la questione rimane aperta; e mentre nelle maggiori città europee del nord si susseguono festival e mostre di quella che ormai viene definita “arte urbana”, Roma vanta il progetto Cromiae promosso da Veltroni nel 2007: una serie di eventi pubblici in cui i writers, supportati dall’associazione Walls, dipingono i muri resi legali dall’Ufficio al Decoro Urbano.
Ma questo può davvero essere considerato il nuovo decoro pubblico? Probabilmente non la pensano così Ama e Trambus, che impiegano milioni di euro nella pulizia di strade, cassonetti e mezzi pubblici imbrattati. Perché è necessario osservare che non sono solo i muri ad essere dipinti; i vetri e i sedili di autobus e treni vengono quotidianamente deturpati con scritte, firme e disegni volgari. Come comportarsi, dunque? Dove porre il confine tra vandalismo e nuove forme espressive? Siamo di fronte ad un regolamento che finalmente renderà Roma pulita, o ad una norma che decide se una certa forma d’espressione è sbagliata?
Pubblicato su “Cronache Ottavo”.