Il male è da sempre un mistero e una certezza. Ha molte forme: è esplicito, implicito, mascherato, palese, immenso o minuscolo. Dire di conoscerlo è mentire. Non si finisce mai di apprendere quanto possa essere insidiante, presente nell’incoscienza (e nella coscienza) di persone che non hanno mai considerato la loro individualità al di fuori dei comandi di un Generale, o che peggio ancora hanno trovato nella guerra, sotto ogni sua forma, la propria immagine. L’amore, dal canto suo, differisce per aggettivi che si contano sulle dita di una mano.
È questo quello che si realizza dopo aver letto Tutti i sognatori. Un romanzo, una storia d’amore che nasce e si sviluppa in un tragico, drammatico periodo di guerra, in una Roma maltrattata dai violenti anni ’40. Ed è in questo scenario che Luca e Maria crescono, trovano se stessi pian piano, sognando, soffrendo, amando. Una storia divisa, come unita, da tanti sentimenti: emozioni e pensieri degni della loro età adolescenziale, mescolati ai tragici sgomenti e alle paure che la posizione politica di quel tempo offriva loro.
Le capacità descrittive di Filippo Tuena sono formidabili. Ammetto di aver dovuto sospendere la lettura più volte, quando la mia immaginazione correva e concretizzava le parole scritte su carta. Il libro, per questo, forse, non è molto scorrevole. Ma è davvero ben fatto, ricostruito adeguatamente e ricco di dettagli che fanno riflettere.
Ne consiglio vivamente la lettura a tutte le persone che conoscono bene quel periodo storico, e a chi non ne sa nulla. Non c’è niente di meglio per apprendere che leggere una storia comune a tante altre, semplicemente proiettata a qualche anno di distanza da ciò che viviamo oggi, da ciò che fa parte della nostra angolazione storica e sociale.
“Quando qualcosa ci cambia lo avvertiamo”, dice Tuena, e la lettura di questo romanzo lascia decisamente qualcosa a chi lo legge.