Ci sono voluti 70 anni di ricerche e un accordo internazionale per riportare in Italia la Tavola Doria, dipinto smarrito nel 1939 e di possibile paternità di Leonardo Da Vinci. L’opera, ora esposta al Palazzo del Quirinale fino al 13 Gennaio 2013,raffigura la “Lotta per lo Stendardo”, un momento della “Battaglia di Anghiari”, affresco commissionato a Da Vinci nel 1503, ma mai portato a termine. Dopo aver viaggiato tra Svizzera, Francia e New York, ed essere stato fra le mani di commercianti d’arte e antiquari, la Tavola Doria ha raggiunto il Giappone, dove è stata acquistata in buona fede e tenuta in custodia fino ad oggi dal Tokio Fuji Art Museum.
“È un onore e una grande gioia per noi donare quest’opera all’Italia – ha dichiarato Akira Gokita, direttore del Fuji Art Museum di Tokio – il rientro in patria di questo dipinto è un modo per avvalorare l’importanza degli scambi culturali e per dare il via agli studi necessari”. È previsto, infatti, un lungo periodo di ricerche volte soprattutto ad attribuire alla Tavola Doria la sua reale paternità: se da un lato c’è chi sostiene che l’opera sia una tavola di preparazione all’affresco di Da Vinci e che quindi porti la sua firma, chi invece crede si tratti di una copia ad opera di un “Maestro toscano” non specificato. Dilemmi, questi, che daranno da discutere ai critici d’arte e che consentiranno agli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze di svolgere nei prossimi mesi le più accurate analisi per un’approfondita e rigorosa conoscenza del dipinto.
Che sia di Leonardo Da Vinci o meno, la Tavola Doria ha fatto rientro nella madre patria non senza ostacoli di natura burocratica. L’atto di donazione allo Stato Italiano, infatti, è il risultato di un complesso processo di trattative portate a termine dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e grazie al grande lavoro del Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Un accordo preciso che oltre alla donazione e agli studi sull’opera, prevede un periodo in cui Italia e Giappone esporranno la tavola vicendevolmente per 4 anni, fino ad un totale di 26 anni, ed un parallelo scambio culturale fatto di prestiti reciproci. Una collaborazione di natura internazionale, insomma, che avvicina artisticamente il Bel Paese e la terra nipponica, grazie ad un dipinto smarrito oltre 70 anni fa e che oggi è assicurato per 20 milioni di euro.
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