Il ritrovamento di un cadavere, un indagato, una confessione: Francesca Bova è morta perché è stata ammazzata. Le ha fracassato la testa il suo assassino, dopo averle sparato un colpo di pistola. Era madre di un bimbo di 8 mesi e viveva con i suoi genitori a Savona, in un paese di provincia. La vita le è stata strappata in una cantina, nei sotterranei del suo condominio; una vita difficile, forse, segnata da due divorzi e un figlio da crescere da sola. E’ stato un inquilino a trovare il corpo della 29enne, che ha subito lanciato l’allarme ai Carabinieri. È il 9 Gennaio quando viene fermato Marco Francesco Virgilli, il tabaccaio del paese, maggior sospettato. Durante il primo interrogatorio nega addirittura di conoscere la donna, ma quando i Carabinieri gli mostrano i tabulati in cui compaiono le frequenti telefonate fra lui e la vittima, l’uomo rimane interdetto. Poi il 12 Gennaio la confessione:“L’ho uccisa perché mi ricattava. Veniva nella ricevitoria per giocare ai videopoker, perdeva fino a 300 € al giorno, e mi chiedeva continuamente dei prestiti” afferma il tabaccaio, “era arrivata al punto di minacciare le mie figlie”. Questo il movente di Virgilli, ex Guardia Giurata, che Venerdì scorso ha dato appuntamento alla vittima, per ucciderla. Tuttavia non è ancora chiara la dinamica dell’omicidio e si attendono i risultati dell’autopsia sul corpo di Francesca. Nel frattempo il pm Pelosi ha fatto i complimenti all’Arma per la rapidità nella soluzione del giallo.
Pubblicato su “Campus @ TVG”.