L’estrema grandezza. Le infinite possibilità parallele e il pensiero di esse. L’idea di versioni alternative di sé e del proprio cammino. L’orientarsi su bussole rimesse in discussione.
Due di due è questo: il racconto di un’amicizia semplice nelle sue forme, comune nelle sue estensioni, dolcissima nei suoi tentativi, eterogenea nelle sue diramazioni. Mario e Guido si conoscono a scuola, crescono nella loro epoca e cercano le loro personalità l’uno nei caratteri dell’altro. Ognuno tenta di disegnare la propria vita fra viaggi, manifestazioni, amori ed emozioni altalenanti ma continue. È un susseguirsi di vicende che concorrono alla formazione dei ragazzi e che li aiuteranno a rafforzare le considerazioni che hanno l’uno per l’altro, senza mai spingersi oltre la sottile ma esigibile barriera che aiuta i pensieri d’affetto a rimanere dove sono. Senza esporsi troppo.
Un romanzo magnifico raccontato in prima persona da uno dei protagonisti ed avvalorato dai suoi pensieri, dalle sue riflessioni, dalle sue emozioni e ottiche del mondo che rendono l’intero racconto una grande partitura di percezioni ed attenzioni delicate ma consistenti. Che rendono l’amicizia dei due ragazzi necessaria ed inevitabile, per entrambi.
Sul piano stilistico troviamo una fluidità delle descrizioni che agevolano il coinvolgimento emotivo del lettore, e la bellezza di espressioni mature ma accessibili. Soprattutto nella seconda parte del libro, che infatti viene diviso in due tempi, come fosse un film. Come ad indicare due parti distinte della vita dei protagonisti. In fondo è così.
Andrea De Carlo non lascia nulla al caso. Lancia messaggi in tempi brevi fra un capitolo e l’altro, nei quali trascorrono anche anni in poche righe. Dettagli, caratteri e scenari sono grandemente curati nel loro obiettivo: trasmettere le emozioni dei due amici e suscitarne altrettante nel lettore, che inevitabilmente leggerà l’ultimo capitolo con gli occhi appannati dalla commozione.