Io uccido non è solo un’agghiacciante vicenda di cronaca nera, ma è anche la firma di un assassino, lasciata su pareti inermi, testimoni di un massacro. Una scritta che ha più l’aria di essere un macabro promemoria piuttosto che un segno di riconoscimento. Un uomo, o nessun uomo – secondo la sua personale prospettiva psicologica – deturpa i corpi delle persone alle quali toglie la vita, strappando via, con precisione chirurgica, il loro volto.
Monte Carlo, la città del benessere, il paradiso di chi gioca con l’economia, il simbolo del barocco modernizzato, è lo scenario della storia che coinvolgerà forze di polizia, esercito, dottori, giornalisti, amori insoliti, ricordi da dimenticare e musica: quella che l’assassino, Nessuno – così nominato da se stesso e da chi guadagna scrivendo di lui – ama e di cui non può fare a meno neppure durante i suoi diabolici sacrifici notturni.
La narrazione si muove a passi lenti, ma comunque costanti nelle sue rivelazioni continue. Molti i colpi di scena che immobilizzano il lettore alle pagine fitte di eventi; una trama che riesce ad essere verosimile e coinvolgente. Si è proiettati continuamente nei panni dei personaggi coinvolti, nella loro mentalità, nei loro pensieri. Un’abile destrezza stilistica conduce l’autore a non chiarire subito determinate costruzioni che il lettore ha inevitabilmente maturato durante la lettura, e che si risolveranno solo in un secondo momento, come tanti tasselli di un puzzle che trovano ragione d’esistere solo quando vengono collocati al posto giusto. Sicuramente non un linguaggio semplicissimo, ma ad ogni modo avvolgente e intrigante nei suoi tratti ironici. Una storia che giustifica il meritato successo letterario di un Giorgio Faletti alla sua prima esperienza da scrittore. Immancabile nella propria libreria.