Chiusa la Centrale Enel: bastamorti sul lavoro

Centrale Enel "Tirreno Power" di Vad...

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La Centrale Enel di Torrevaldaliga chiuderà per 15 giorni, “perché tre morti in tre anni sono troppi”. Sono queste le parole con cui il sindaco di Civitavecchia Giovanni Moscherini ha annunciato la chiusura temporanea della Centrale, dopo il gravissimo incidente avvenuto Sabato 3Aprile. Durante una consueta operazione di manutenzione, un fortissimo getto di acqua e ammoniaca ha colpito e ucciso un operaio, Sergio Capitani, e ferito altri tre lavoratori, ora ricoverati in serie condizioni. Immediatamente sono scattate le indagini e la Procura di Civitavecchia ha accusato ben 10 persone di omicidio colposo, tra cui alcuni dirigenti Enel e componenti delle ditte esterne addette alla manutenzione. “Questa decisione è stata presa per chiudere una volta per tutte la tematica sicurezza a Torrevaldaliga Nord – spiega il sindaco – ed avverrà per il tempo necessario a fare chiarezza definitiva su quanto accaduto”. La sicurezza sul posto di lavoro torna ancora una volta a sconvolgere l’Italia: i sindacati discutono a gran voce e le famiglie piangono in silenzio.

E mentre si attendono i risultati dell’autopsia sul corpo dell’operaio Capitani, l’Enel si difende: “i quattro tecnici erano informati sul tipo di attività da eseguire, sulle precauzioni da adottare ed erano dotati di tutti i mezzi di protezione previsti per questo tipo di interventi”, spiega Calogero Sanfilippo, responsabile della filiera carbone Enel. “Siamo profondamente addolorati per il tragico incidente di Sabato scorso, ed abbiamo la massima apertura alle verifiche sulle condizioni di lavoro e l’applicazione delle norme di sicurezza; ma non condividiamo la decisione del sindaco di chiudere la Centrale”, spiegano i dirigenti del gruppo energetico. Secondo queste dichiarazioni l’Enel è pronta ad offrire tutta la collaborazione possibile ma è convinta che verifiche meticolose e approfondite siano possibili anche senza sospendere l’operatività della Centrale; sospensione che secondo alcuni potrebbe creare problemi alla rete elettrica. Nel frattempo arriva fortissima la protesta da parte dei sindacati e di molti lavoratori: “Noi interveniamo sempre dopo aver avuto il via libera dall’Enel. Quello che è successo sabato non doveva accadere, non possiamo più fidarci di chi ci dà il via libera e ci manda a morire. Chi doveva interrompere la pressione all’interno del tubo dell’ammoniaca non l’ha fatto e, questo, ha ucciso Sergio Capitani e ferito gli altri due colleghi oltre all’assistente dell’Enel presente”. Parole amare, arrabbiate, piene di dolore, queste, che arrivano dai numerosi operai che in questi giorni hanno aderito ad uno sciopero particolare: “Il nostro non è uno sciopero: non lavoriamo perché siamo in lutto e dedichiamo questa giornata al nostro collega Sergio Capitani e alla sua famiglia”.

Dunque sono stati chiusi i cancelli della Centrale, e dal 7 Aprile sono iniziati concretamente i controlli da parte degli esperti Ispesl (Istituto Superiore Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro) che effettueranno un rigido controllo dei luoghi di lavoro e monitoreranno parte delle attività lavorative in corso: il sindacoMoscherini, infatti, ha deciso di far riavviare la Sezione 3 della Centrale, affinché parte delle verifiche possano essere eseguite “a caldo”. E mentre dalla Cgil vengono annunciate procedure che garantiranno un reddito ai lavoratori per il periodo di fermo della Centrale, conforta la notizia che le condizioni di due degli altri tre feriti sono leggermente migliorate.

Pubblicato su “Campus @ TVG” – Italia Sera.

Censura ai Talk politici, giornalisti in rivolta

Michele Santoro, Italian journalist, anchorman...

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Politica: meglio parlarne o fingere che non esista? La Rai sceglie il silenzio, e sospende tutti i Talk Show di approfondimento come Annozero, Ballarò, Porta a Porta e L’ultima parola. È questa la decisione presa dal consiglio di amministrazione della Rai, che la settimana scorsa ha imposto una direttiva definita sconcertante: a causa della campagna elettorale vengono eliminati tutti i programmi in cui c’è “contenuto politico”. Tra i giornalisti scoppia la rivolta: il 2 Marzo in Via Teulada, davanti alla sede Rai, si è messa in piedi in pochissimo tempo una manifestazione di protesta a cui hanno partecipato Santoro, Floris, a sorpresa anche Vespa, e più di 1.500 persone fra giornalisti, politici, e conduttori. “Quello che sta succedendo non ha precedenti nella storia della tv occidentale – dice Santoro a gran voce – è un atto censorio molto grave: è proprio censura, non c’è un’altra parola per definire quello che è successo”.

E mentre Santoro spiega che non si è ancora provveduto ad un vero e proprio sciopero solo a causa del poco tempo per il preavviso, Vespa interviene sul palco e crea un po’ di dissapori accusando il conduttore di Annozero di essere il responsabile della sospensione dei p r o g r a m m i : “Non mi sta bene che per le marachelle ripetute di un alunno venga sospesa tutta la classe; – spiega Vespa riferendosi a Santoro – questo provvedimento è molto pericoloso, una bruttissima pagina di democrazia; ma queste sono le regole della Rai e tutti noi giornalisti dobbiamo rispettarle”. Molte le polemiche, i fischi e le repliche. Tra i presenti anche Sabina Guzzanti, Lucia Annunziata, alcuni esponenti del Pd e del Pdl, e la Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) che sono intervenuti nella diretta del programma Otto e Mezzo su La7, condotto da Lilli Gruber. Per la Fnsi questo “è un colpo mortale all’informazione”, e fa riflettere il commento di Luca Barbareschi (Pdl): “Questa mattina ci siamo risvegliati in una dittatura. Uno scempio inaccettabile”.

Pubblicato su “Campus @ TVG”.

Soffoca il figlio e si impicca

Era l’ora di pranzo di venerdì 19 Gennaio quando Walter Zago, di 51 anni, tornando a casa dal lavoro ha trovato uno spettacolo raccapricciante: il corpo esanime del figlio Gabriele di soli 6 anni, e la moglie impiccata ad una spalliera ginnica, poco vicino il corpo del bimbo. È stata lei, Tiziana Bragato casalinga 46enne, che senza una ragione apparente ha deciso di uccidere suo figlio soffocandolo e di togliersi la vita poco dopo. Un dramma al quale il marito della donna e padre del piccolo non sa darsi spiegazioni: i coniugi non avevano particolari problemi economici o sentimentali, e la loro era stata una famiglia perfetta fino a venerdì scorso, giorno in cui è accaduto l’omicidio-suicidio. L’uomo rientrando a casa, nella sua piccola villa a Venezia, ha trovato la porta dell’ingresso chiusa dall’interno. Allarmandosi ha fatto il giro della villetta sita in via XXV Maggio, ed ha cercato di entrare forzando una porta finestra: ha chiamato il nome di sua moglie più volte, senza ricevere alcuna risposta. Così è salito rapidamente al primo piano e ha notato la porta della stanza da letto anch’essa chiusa a chiave da dentro. Con forza l’ha abbattuta e in un istante gli è crollata la vita addosso. La corda che stringeva il collo della moglie, appesa ad una spalliera alta non più di due metri, non era certo più terrificante del corpicino di Gabriele senza respiro, disteso sul lettone. Un fatto di cronaca, questo, che ci riporta indietro con la mente e spinge ad interrogarsi ancora su quale ragione possa esistere al mondo affinché una donna che dà la vita a un bimbo, decida poi di strappargliela. Si sta ancora cercando di ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto, e il pm della Procura di Venezia, Barbara De Munari, insieme ai carabinieri della compagnia di San Donà, intendono indagare a fondo su l’esatta causa della morte del piccolo, e cosa può essere scattato nella mente di Tiziana. Non c’erano biglietti o altri messaggi in casa, nulla che potesse giustificare il gesto della donna, ma era già da tempo – racconta disperato il marito – che aveva un malessere inspiegabile. Un inizio di depressione, forse, che ancora nessun medico aveva iniziato a curare.

Pubblicato su “Campus @ TVG” – Italia Sera.